Ormai è ufficiale: Telecom ha venduto alla compagnia francese Orange, unione che era stata promossa dall'ex Premier Matteo Renzi, che vede grandi possibiltà nell'unione con i cugini dello stato-pentagono, e malvista da alcuni tra gli azionisti Telecom. Vediamo come cambia la situazione della compagnia. Il cambio della dirigenza I francesi controllavano già l'agenzia di telecomunicazioni italiana, possedendo il 24% delle azioni. L'elezione di Arnaud de Puyfontaine, tuttavia, non è stata liscia e scontata come ci si aspettava, in quanto è servita la maggioranza: ci sono stati dei voti contrari. L'ex presidente Giuseppe Recchi, ora vice, ha passato (quasi) tutte le sue deleghe al nuovo dirigente francese, che, essendo già CEO della società di media e comunicazioni Vivendi, era di fatto il maggior azionario. La staffetta, però, non comprendeva le responsabilità legate alla security e alla supervisione della Sparkle, società che si occupa della rete di cavi che, tra l'altro, mette in comunicazione anche la polveriera del Medio Oriente con gli Stati Uniti. Chi affianca la nuova presidenza? Sono state effettuate anche nuove nomine per la dirigenza Telecom: tra le altre, il Lead Indipendent Director, ovvero colui che coordina dieci degli amministratori indipendenti della società, è proprio l'ex presidente Bernabé, mentre Franco Cattaneo resta amministratore delegato. Sono stati costituiti anche i nuovi comitati: il Comitato per il Controllo e i Rischi, e il Comitato per le Nomine e le Remunerazioni, che sceglieranno a breve i rispettivi presidenti. Nel frattempo, del primo fanno parte Lucia Calvosa, Francesca Cornelli, Frédéric Crépin, Félicité Herzog e Marella Moretti, mentre nel secondo troviamo Ferruccio Borsani, Frédéric Crépin, Anna Jones, Hervé Philippe e Danilo Vivarelli. Nel frattempo, la società Vivendi diventa preponderante nel controllo. I primi, lievi cambiamenti De Puyfontaine si è dichiarato entusiasta e pronto a lavorare sodo per quello che sarà un impegno che lo assorbirà moltissimo: tuttavia, è felice di avere accanto un gruppo di collaboratori validi, soprattutto Cattaneo e Bernabé. Telecom ha chiuso in borsa con delle leggere percentuali positive. L'intenzione dei francesi è quello di trasformare la società in un colosso europeo, e nutrono grandi speranze nei confronti di questo progetto, volendo proporre nuovi contenuti competitivi da lanciare sul mercato, anche al di fuori dei confini italiani e francesi. De Puyfontaine, per questo motivo, punterebbe alla carica di amministratore delegato Tim. Prima, però, è necessario sciogliere il nodo Mediaset, avversario di Tim a livello di diritti di voto. Certamente, il triangolo Vivendi-Tim ha ancora un vertice in bilico, e sarebbe la svolta decisiva farlo occupare a Mediaset, lanciandosi nel mondo dei media e delle telecomunicazioni con una società completa.
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