La battaglia legale tra Mediaset e Vivendi si acuisce giorno dopo giorno. Mediaset, adesso si vede accusata di diffamazione dal gruppo francese Vivendi, il quale, a sua volta, è accusato della mancata acquisizione di Premium e delle quote Mediaset. Ma per comprendere bene le motivazioni che stanno dietro a questa battaglia legale è importante andare con ordine e partire dall'inizio. Mediaset, ad aprile dello scorso anno, ha accusato la Vivendi di non aver tenuto fede alla promessa di uno scambio azionario tra Mediaset e Vivendi e la vendita della pay tv di proprietà Mediaset, ovvero Premium. Per questa mancanza, Mediaset ha richiesto a Vivendi un risarcimento pecuniario di 50 milioni di euro per ogni mese di ritardo. La Finivest, inoltre, ha dato il via ad una azione legale per danni d'immaginie che ammontano 570 milioni, quantificati, tra l'altro, tenendo conto della caduta di Mediaset in borsa. Si sono venute a trovare così Mediaset e Finivest schierate contro Vivendi per il mancato acquisto di Premium. La Finivest, inoltre, ha scelto di rilanciare, accusando la Vivendi, tra le altre cose, di violazione del patto parasociale, non cedento il 3,5% delle proprie quote a Mediaset e non procedendo all'acquisizione totale di Premium. Ma quali sono le ragioni che hanno spinto la Vivendi a non onorare il patto? Le parole dell'amministratore delegato de Puyfontaine al Financial Times sono la risposta. De Puyfontaine ha infatti dichiarato di aver ricevuto informazioni errate dai dirigenti Mediaset, dati gonfiati e inesatti, che hanno portato il gruppo francese a scegliere di non mantenere fede alla promessa fatta. Il manager ha usato una metafora particolarmente pungente, dichiarando che la pay tv gli fù spacciata per ""una Ferrari"" ma ch, in realtà, si trattava di ""una Fiat Punto"". Parole forti, che hanno sancito definitivamente l'impossibilità di una risoluzione non legale. Ecco, dunque, spiegato l'ennesimo capitolo di questa saga italo-francese: Mediaset non ha tollerato le parole dell'amministratore delegato che, a detta dei legali del gruppo di Cologno, sarebbero false e diffamatorie. Certo è che, dopo le parole di de Puyfontaine, le azioni Mediaset in borsa sono scese. La battaglia legale Vincenzo Perozziello, giudice del Tribunale di Milano della sezione imprese, ha deciso di riunire i due processi intentati dallo schieramento Mediaset Fininvest contro Vivendi per il mancato acquisto della pay tv Mediaset Premium, e, ambedue le parti chiamate in causa, non hanno fatto opposizione. La guerriglia legale, che già fin qui sembrava cruenta, si acuisce ulteriormente. Alla denuncia di Mediaset per diffamazione, ne è seguita una di Vivendi. L'ultima mossa di questa guerra a colpi di querele non ha, quindi, tardato ad arrivare: il gruppo francese infatti ha chiesto a Mediaset i danni d'immagine e di reputazione.
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